
GIOIA TAURO
"Metauria" o "Città del Porto". Un'opportunità da non sprecare alla luce dell'incontro sul Pit 19. E' un'iniziativa di "Per il Bene comune" e di un pool di studiosi dello stesso Pbc, con a capo i coordinatori regionale e locale Renato Bellofiore e Iacopo Rizzo, e la "regia" di un tecnico, l'ing. Andrea Cento. Da questi nascono le prime riflessioni propositive per uno sviluppo territoriale della Piana di Gioia Tauro che tende a valorizzare le risorse e le potenzialità dei vari Comuni che per Pbc dovrebbero unirsi, partendo da quelli con maggiore affinità, per la creazione della "Città del Porto" o "Metauria".
«Mai come in questo momento – osservano i promotori dell'iniziativa – i quattro Comuni intorno al Porto (Gioia Tauro, Rizziconi, Rosarno e San Ferdinando) si trovano accomunati dai tanti e complessi problemi che potrebbero avviarsi a soluzione, partendo dalla fattiva collaborazione delle rispettive Amministrazioni. Lo stato commissariale di Gioia, Rosarno e San Ferdinando sotto molti aspetti deve considerarsi una risorsa, perché i commissari hanno il potere e la possibilità di agire senza condizionamenti, anticipando i tempi di realizzazione».
Perché Metauria? «E' un modo per indicare un territorio che ha una storia i cui albori risalgono alla civiltà greco-romana; è una concreta speranza di assistere alla fusione dei quattro Comuni, capace di immettere nel loro territorio le tante sinergie, altrimenti sprecate, per raggiungere "l'effetto Città". Punto di partenza è la popolazione, residente e fluttuante, che vive in questo sistema urbano: oltre 50.000 abitanti che aumentano di anno in anno, intorno alla grande infrastruttura portuale. Questa popolazione, frammentata com'è ora, non ha alcun potere decisionale. Tutti si sentono autorizzati a rappresentarla nei diversi livelli istituzionali ma le decisioni sono prese altrove e passano sulla testa dei cittadini delle comunità interessate».
«Servizi e infrastrutture sociali – sottolinea l'ing. Andrea Cento – non possono essere collegati a ridosso dei quattro centri esistenti di cui ci stiamo occupando, in quanto finirebbero per essere ancora di più congestionati. È necessario realizzare sul territorio, diventato comune, complesse strutture urbane terziarie, naturalmente collegate ai quattro centri urbani esistenti e con l'esterno attraverso linee di comunicazione frequenti e veloci, onde evitare che questi nuovi insediamenti siano percepiti come isolamento».
«Non si vuole di proposito elencare le innumerevoli infrastrutture necessarie per innalzare la qualità della vita in questo contesto urbano» dicono l'avv. Renato Bellofiore e l'architetto Iacopo Rizzo, «non è questa la sede adatta, ma questi quattro centri urbani entrati a far parte del Pit dovrebbero sentirsi compartecipi di un disegno comune per la crescita razionale del sistema urbano, economico e produttivo».