Gioia Tauro Ferma presa di posizione di alcuni dirigenti del "Giovanni XIII": «I cittadini devono sapere»«Decliniamo qualsiasi responsabilità»
I medici: «Un Pronto soccorso senza reparto di Chirurgia è un... ritardo di soccorso».
Gazzetta del Sud del 17.11.08 di Vincenzo Toscano
Gioia Tauro
Per la situazione "anomala" del presidio ospedaliero "Giovanni XXIII" di Gioia Tauro, dopo il «trasferimento provvisorio» di uomini e mezzi del reparto di Chirurgia all'ospedale di Scilla per consentire l'effettuazione dei lavori per la messa a norma delle sale operatorie messe fuori uso dalle infiltrazioni di acqua piovana, alcuni dirigenti medici hanno ritenuto opportuno evidenziare la loro posizione, stigmatizzando la delicatezza della situazione e declinando ogni responsabilità per la malaugurata ipotesi di eventi dannosi per i pazienti.
E lo hanno fatto inviando una comunicazione alla commissione straordinaria dell'Asp 5 di Reggio Calabria e, per conoscenza, al dirigente sanitario dell'ospedale di Gioia Tauro dott. Giuseppe Zampogna.
«I sottoscritti medici in servizio presso il Sar del presidio ospedaliero di Gioia Tauro – scrivono – in considerazione dell'avvenuto trasferimento all'ospedale di Scilla dell'unità operativa di Chirurgia Generale, che ha lasciato sprovvisto il presidio di Gioia Tauro anche della pronta disponibilità chirurgica in forma di consulenza (sic!), stabilito che un Pronto soccorso privo di un reparto di chirurgia e della sala operatoria, di fatto, non è un Pronto soccorso ma anzi un ritardo di soccorso in quanto un paziente in condizioni di media gravità che si reca in tale struttura non può disporre di una rapida diagnosi e di un pronto intervento, rendendo tale struttura oltre che inutile, dannosa per la salute della popolazione, chiedono che siano presi immediati ed opportuni provvedimenti per la soluzione del caso, a tutela della salute dei cittadini della Piana di Gioia Tauro».
«Chiedono altresì – concludono – che la cittadinanza sia avvisata dello stato precario in cui versa il presidio ospedaliero di Gioia Tauro e declinano ogni responsabilità in merito a casi di pazienti, che pur richiedendo un immediato soccorso, non potranno essere soccorsi adeguatamente presso questo presidio».
E per Renato Bellofiore, coordinatore regionale del Movimento politico "Per il bene comune", che va e viene dall'ospedale per sondare gli umori degli addetti ai lavori rimasti all'opera e dei pazienti che si recano al "Giovanni XXIII" per chiedere di essere messi in lista d'attesa per l'auspicabile programmazione degli interventi «il fatto che i lavori siano ancora fermi preoccupa sempre di più la cittadinanza del comprensorio della Piana e la consistente "forza lavoro" che percepisce di non avere alle spalle un complesso sanitario che possa darle sicurezza e fiducia».
«In considerazione di quanto sopra – agiunge – assicuriamo di dedicarci alla "definizione" dell'annunciato dossier "documentato" che contiamo di consegnare alla magistratura nei primissimi giorni della prossima settimana».
«La richiesta di intervento della magistratura per "ricostruire" i danni e la portata dei danni a carico dell'ospedale dei lavoratori del Porto ci trova d'accordo ed è auspicabile che avvenga al più presto. Servirà – cvommentano i due referenti del Pd di Gioia Tauro, Nunzio Candido e Cosimo Nunzio Altomonte – a spezzare un'atavica e inarrestabile serie di inadempienze ed omissioni intollerabili, commesse ad opera di chi e di quanti avevano ed hanno l'obbligo di intervenire per portare le cose, di volta in volta, alla normalità. E invece, con il loro mancato intervento, i soggetti e gli organismi preposti ed obbligati hanno prodotto notevoli danni e conseguito il risultato di annientare un presidio che, nel posto d'avanguardia nel quale è situato, avrebbe dovuto essere nelle condizioni di disimpegnare ogni problema e fronteggiare qualsiasi emergenza. E questo è imprescindibile solo se si pensa che qui, proprio qui, a Gioia Tauro, esistono grossi "argomenti" che investono la sicurezza nei luoghi di lavoro, una materia che sulla carta è sempre più di moda».
«Sorvolare su queste "mine vaganti" e lasciare l'ospedale Giovanni XXIII sguarnito della Chirurgia e di un chirurgo perché è stato consentito che il tetto dello stabile diventasse un colabrodo intaccando impianti ed apparati elettrici, è un fatto incredibile. A Gioia Tauro – continuano Altomonte e Candido – ancora nessuno "ha messo mano" per riparare i guasti di omessa manutenzione per limitare il protrarsi del trasferimento di etichetta "provvisoria". Non vorremmo che il ritardo fosse causato da mancanza di fondi che invece si trovano sempre, ed anche copiosi, per intervenire laddove non vi è il "codice rosso" che caratterizza, purtroppo, questa zona che ruota attorno al "Giovanni XXIII».