19 febbraio 2009

Termovalorizzatore, coro di no «Decisione in netto contrasto con le scelte di Giunta e Consiglio regionale»



Da Gazzetta del Sud del 19.2.09 di Vincenzo Toscano

GIOIA TAURO



Reazioni e commenti negativi all'annuncio del via alla ripresa dei lavori per la realizzazione della seconda linea del termovalorizzatore. Insorgono in molti tra partiti e movimenti ecologici ed ambientalisti, esausti per dover continuare a sopportare decisioni calate dall'alto.

Per la lista civica nazionale "Per il bene comune" che ha avuto grande parte nella manifestazione di protesta del dicembre 2007 «il raddoppio è una decisione scellerata. Apprendiamo – affermano il coordinatore regionale di Pbc Renato Bellofiore e quello locale Iacopo Rizzo – dell'ennesimo tentativo di violenza nei confronti di un territorio martoriato da scelte politiche trasversali. Per il governo nazionale la salute dei cittadini della Piana non conta nulla: non molleremo, a difesa della volontà delle popolazioni espressa attraverso la deliberazione dei sindaci dell'ex asl 10».

I due referenti del Pd Cosimo Altomonte e Nunzio Candido parlano di «decisione clamorosa che cozza violentemente contro la volontà del territorio che è stato messo a dura prova con impianti inquinanti e non intende sopportare ulteriori gravissime imposizioni».

Per Pasquale Larosa, segretario generale del comprensorio della Piana «continua il saccheggio del territorio della Piana di Gioia Tauro. La scelta di ripartire per il raddoppio del termovalorizzatore a Gioia Tauro è l'ennesima beffa e "punizione" che il territorio della Piana subisce. La Cgil del Comprensorio e della Calabria hanno più volte espresso la netta e totale contrarietà al raddoppio e soprattutto allo strumento del commissariamento per affrontare l'emergenza nel ciclo dei rifiuti, che di fatto deresponsabilizza la classe politica, la Giunta regionale, l'Amministrazioni provinciale e non permette nessun livello di concertazione e di partecipazione nelle scelte da parte dei cittadini. Ormai la Piana è un territorio di conquista e la nostra disapprovazione all'ordinanza è totale».

Dura la presa di posizione dell'assessore regionale e segretario del Pdci Calabria, Michelangelo Tripodi, contro la disposizione del commissario Sottile. «Una decisione molto grave – afferma – che si pone in netto contrasto con le scelte compiute dalla giunta regionale, dal consiglio regionale e contro la volontà del territorio. Bene ha fatto il presidente Loiero – aggiunge Tripodi – a prendere subito le distanze da un provvedimento che non ha alcuna giustificazione. Il raddoppio del termovalorizzatore, collocato in una fascia di territorio dove vivono ben cinquantamila abitanti, sarebbe infatti una vera e propria bomba ecologica per la salute dei cittadini e per l'ambiente».

«Pensavamo – dice il segretario regionale di Rifondazione comunista, Nino De Gaetano - che con le oltre ottomila persone scese in piazza un anno e mezzo fa a Gioia Tauro e il varo di ben due leggi regionali i calabresi fossero riusciti a far valere la propria volontà, mandando in pensione un progetto sbagliato nel metodo e nel merito. Purtroppo ci siamo illusi: chi ha deciso la prossima ripresa dei lavori del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro non ha tenuto in nessun conto, infatti, quella forte e univoca volontà popolare. Oggi, dopo l'ordinanza, siamo costretti a riaprire un capitolo che consideravamo chiuso. Il partito della Rifondazione comunista, fortemente contrario ad un progetto destinato a danneggiare lo sviluppo turistico, economico e sociale della Piana di Gioia Tauro, trasformandola in pattumiera, si era fatto promotore davanti al Consiglio regionale della Calabria di due iniziative legislative che potessero tutelare quel territorio. Lo sforzo, però, non è bastato a fermare i fautori del raddoppio».

Da parte di Veolia Tec nessuna dichiarazione ufficiale. Ma è facile intuire che la società chiamata a realizzare la seconda linea dell'impianto non gradirebbe ripartire da zero quando a Gioia Tauro è stato già realizzato il 70% del raddoppio. E non sembra possa conciliarsi l'affermazione del commissario che «la decisione di riprendere i lavori non pregiudica una scelta diversa».