30 luglio 2008

Lista Civica Nazionale
“PER IL BENE COMUNE”

Coordinamento Regione Calabria



COMUNICATO STAMPA

GIOIA TAURO, 30/07/2008 - INTIMIDAZIONE AL GIORNALISTA DI C.O. AGOSTINO PANTANO: LA CONDANNA PER IL VILE ATTO E LA SOLIDARIETA' DEL MOVIMENTO POLITICO “PER IL BENE COMUNE”.

Il Coordinamento Regionale Calabrese de il Movimento Politico Nazionale “Per il Bene Comune”, a nome di tutti gli iscritti e simpatizzanti, a seguito di apposita riunione convocata dopo il grave episodio accaduto sabato scorso ad un giornalista di C.O., condanna l’atto intimidatorio ed esprime solidarietà al giornalista di Calabria Ora, Agostino Pantano, che come si diceva è stato oggetto di un secondo inquietante episodio allorchè ignoti hanno forato con un punteruolo le gomme della sua autovettura, una Citroen C3, parcheggiata vicino alla redazione gioiese del giornale.
"Ci troviamo di fronte ad un episodio inquietante che mira ad intimidire la persona e che tende a creare un clima di paura intorno allo stesso e a tutti i giornalisti del citato quotidiano. Tale vile atto, ripetuto per la seconda volta nel giro di qualche mese, non solo fa presagire una situazione di rischio per l'incolumità personale del giornalista, ma ambiguamente tende a minacciare l’operato proprio di quelle figure non contaminabili che svolgono una professione tesa a far conoscere fatti e avvenimenti secondo verità e spesso scomodi per la criminalità organizzata”.
Convinti che un simile vergognoso gesto - al di là se si scoprirà essere l’azione sterile di individui senza secondi fini oppure un messaggio diretto a fermare l’attività giornalistica e l’operato di denuncia giornalistica intrapresa da Agostino Pantano - non fermerà il Suo impegno di giornalista nel raccontare l’illegalità e la criminalità così come viene vissuta e subita dai cittadini, esprimiamo la totale solidarietà ed il più completo sostegno di tutto il Coordinamento Regionale, Provinciale e Locale di “Per il Bene Comune”.
Nell’attesa che le autorità competenti facciano al più presto chiarezza sull'accaduto, auspichiamo che i parlamentari eletti in Calabria presentino una interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni per conoscere in che modo è possibile tutelare i giornalisti maggiormente esposti che svolgono con responsabilità il loro operato e quali iniziative in tal senso sono state sino ad oggi intraprese.
Gioia Tauro, 30 luglio 2008
Il Coordinamento Regione Calabria di
“Per il Bene Comune”

20 luglio 2008

Il Senatore Rossi su Bce e Signoraggio



Non parlo a tutti gli italiani, non parlo a quelli coinvolti nelle organizzazioni della malavita e non parlo a quelli coinvolti nelle clientele dei partiti che ogni giorno sono all'assalto del denaro pubblico. Vorrei parlare agli italiani che possono ragionare delle questioni del nostro paese.La mia esperienza fatta al Senato mi porta a ritenere che i mali di queto paese abbiano delle ragioni profonde: il potere della malavita, il grande potere delle banche, e le strutture clientelari dei partiti che sono organizzazioni immodificabili, pena la loro totale scomparsa. Il punto fondamentale che mi ha portato ad allontanarmi dal partito dei comunisti italiani e ad entrare in un altro ordine di ragionamenti è stato constatare che il reale potere politico non sta nel Parlamento. Ricordo che nella finanziaria del 2006, poichè il mio era tra i voti determinanti al Senato, riuscii ad ottenere l'impegno del Governo ad affrontare il tema delle risorse ferme nella banche, i cosiddetti fondi dormienti che da 15 anni nessuno muove più nei conti bancari. Altri stati li utilizzano, perchè sono risparmi di tutti i cittadini fermi nel sistema bancario. L'Italia no. Perchè? Ora, il ragionamento era: perchè le banche sono fortissime e non hanno nessuna intenzione di restituire allo stato questi soldi. Però il Governo accolse la mia richiesta e decise che avrebbe prelevato queste risorse. 14 miliardi ritenevamo noi insieme all'ADUSBEF, dall'interno di Banca Italia ci fecero sapere che al massimo erano 10 miliardi. Non era poco, visto che era più della metà della finanziaria in discussione. Morale: il Governo deciso che questi venivano rimessi ai cittadini nell'interesse pubblico, però non fece niente. E così sono passati due anni senza che il Governo facesse nè la commissione per trattare con Banca Italia nè la normativa per la ripartizione di questi fondi che nel provvedimento avevamo ottenuto andassero ai risparmiatori traditi dei Bond Argentini, della Parmalat, delle grandi cooperative in cui i soci avevano lasciato i risparmi di una vita e al finanziamento per risolvere il problema del precariato. In due anni il Governo non ha fatto nulla. Allora era valida la prima impressione, e cioè: le banche sono fortissime. Più dei partiti!Un'altra riprova la abbiamo sul tema del signoraggio. Ogni anno uno stato che fa parte dell'Unione Europea e ha adottato la moneta dell'euro preleva tot miliardi di euro in carta moneta e a fronte di questo prelievo si indebita al 2% con la BCE per questi soldi che vengono dati in gestione allo stato medesimo. Alla fine dell'anno la BCE fa un bilancio e la differenza tra il costo di stampa di questa moneta e il suo valore nominale lo riparte tra gli stati membri. La cosa curiosa è che questo riparto di soldi va anche alla Banca d'Inghilterra che non ha adottato l'euro, e sarebbe interessante andare a studiare perchè la Banca d'Inghilterra, al di là della sua fortissima presenza massonica, abbia il diritto di avere i profitti dai debiti fatti dagli altri stati che hanno adottato l'euro. Quando si ripartono questi soldi a livello europeo, essi vanno non agli stati che si sono indebitati ma alle banche. Quindi la Banca d'Italia, che è un organismo privato composto dalle maggiori banche del nostro paese - lo stato ha solo il 5% attraverso l'INPS -, beneficia del debito del paese. Aumenta il debito pubblico italiano, aumentano i profitti dei banchieri attraverso Banca Italia. Altro elemento che da il segno del potere enorme delle banche - tutti sanno che le banche, la sanità, l'università.. sono fortemente permeate dalle organizzazioni massoniche - è dato dal fatto che quando si passò da banca pubblica dello stato a banca privata entrarono 62 miliardi di euro, 40 in riserve auree e 22 in valuta pregiata. Altri paesi europei, sulla stessa convenzione della BCE, utilizzano questi soldi e sono autorizzati ogni anno ad immettere sul mercato l'equivalente di 5 tonnellate di oro, a riduzione del debito. Qui hanno parlato per anni e ancora continuano a parlare di debito pubblico, ma questi soldi non li vogliono usare. Restano a Banca d'Italia. Altri paesi li utilizzano. Perchè? Ovviamente perchè è fortissimo il sistema delle banche e del sistema creditizio. Poi andiamo a scoprire che da Prodi a Draghi al presidente Ciampi.. sono tutti uomini della Goldman Sachs, una grande agenzia finanziaria della Federal Birou, quindi il potere reale sta in questi grandi gruppi finanziari, e tutto quello che successivamente ho letto, studiato è conferma di questo. I partiti, ormai, come i governo sono permeati da questo enorme potere finanziario e massonico, nei loro vertici, nelle loro strutture determinanti. Questo non vuol dire che non ci siano persone in buona fede dentro questo o quel partito e che cercano di affrontare i problemi. Sono ornamentali. La linea di fondo dei partiti attuali è difendere questo sistema economico, basato sullo strapotere dei grandi gruppi finanziari. E ci ritroviamo dentro un Europa che non è l'Europa dei popoli ma è l'Europa delle banche. Noi discutiamo ma è la BCE che decide la politica. Il Governo adotta dei provvedimenti a sostegno degli artigiani, degli agricoltori, dei commercianti, dei lavoratori, del sistema pensionistico eccetera eccetera... ma la BCE decide la sua politica indipendentemente dalle scelte di chi è eletto dal popolo. Già questo meriterebbe un grandissimo approfondimento, ma nella misura in cui l'euro è fortissimo rispetto al dollaro l'economia americana riparte, ripartono le esportazioni e l'economia europea compresa quella italiana sono allo stremo. Queste scelte non le fa il Governo, non le fanno i partiti: le fa la BCE, che è un organismo composto da banche private.Abbiamo fatto le recenti elezioni dove da una parte c'era il PDL di Berlusconi, dall'altra il PDL meno elle di Veltroni, e si dicevano "tu hai copiato il mio programma", "no: tu hai copiato il mio!", "noi l'abbiam fatto prima!", "voi l'avete fatto dopo!", "sì però l'avete copiato!".. Di fatto l'Italia doveva scegliere tra un programma ed un altro programma copiati l'uno dall'altro, a detta dei leader dei due movimenti.Chiamarla ancora democrazia è un bello sforzo, ma va bene: continuiamo pure a chiamarla democrazia! In queste elezioni doveva esserci una famosa legge: la par condicio, che consentisse ad un cittadino italiano di usare la democrazia che significa conoscere per scegliere.E che cosa conosce l'elettore italiano se il movimento di cui noi facciamo parte, come altri movimenti, hanno avuto lo 0,01 o lo 0.02 di spazio nelle televisioni, perchè c'era un minimo di finzione rispetto all'applicazione della par condicio? Sulla carta stampata ancora più disastrosa la presenza di idee che non fossero quelle di Veltroni o di Berlusconi, o dei loro reggicoda all'interno della Lega o all'interno di IDV. Su cosa si poteva scegliere? Su nulla. Le banche e i grandi gruppi d'affari che dalla mattina alla sera operano per utilizzare il denaro pubblico avevano fatto un assicurazione sulla vita. Chiunque avesse vinto, il loro potere sarebbe rimasto inalterato. E si parla tanto di magistratura perchè è l'unico potere dove un magistrato che voglia fare il magistrato ha la possibilità di farlo. La politica son già riusciti ad addomesticarla e non fa più paura.

da http://www.byoblu.com/

Da: “Calabria Ora” del 23 Ottobre 2007

Ecomostri nella Piana: Bellofiore ha ragione


Pasquale Patamia

GIOIA TAURO - Il governo nazionale e quello regionale sembrano ormai decisi a ubicare nella Piana anche il rigassificatore insieme all’allegra compagnia degli altri ecomostri. Ho già scritto sulle pagine di questo giornale, sostenendo che questo insediamento prefigura un alto rischio incidenti oltre ad arrecare danni ambientali e paesaggistici. Un gruppo di scienziati dopo aver condotto uno studio in merito ai rischi-benefici dei rigassificatori cosi si è espresso. Le navi che trasportano il gas metano porterebbero qualcosa come 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura. Se nelle vicinanze della costa,per un incidente qualsiasi una di queste navi si dovesse spezzare e rovesciare in mare, il gas liquefatto freddissimo a contatto con l’acqua che è più calda evaporando potrebbe creare una pericolosa nube che miscelandosi con l’aria diventerebbe esplosiva. Gli scenari ce li possiamo immaginare. I cittadini della Piana vanno informati e messi al corrente su queste cose e le istituzioni sbagliano quando decidono qualcosa contro la volontà della popolazione. Ammiro e apprezzo molto l’avvocato Renato Bellofiore e il Movimento per la difesa del territorio che, con il loro coraggio, stanno conducendo una vera crociata contro questi ecomostri per la tutela dell’ambiente e della nostra salute: e potrebbe fare di più se tutti noi gli dessimo una mano.

18 luglio 2008


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Rigassificatore , no grazie!
Gioia Tauro - Pasquale Patamia (indipendente)

Il rigassificatore non serve assolutamente al fabbisogno della Calabria e della piana di Gioia Tauro, abbondantemente soddisfatto dal gasdotto tunisino, ma fa parte di una strategia speculativa che mira ad usare la terra calabrese come piattaforma di interscambio di un commercio mondiale di gas liquefatto, in mano alle multinazionali più spregiudicate. La decisione del governo, di costruire 15 rigassificatori in Italia e fra questi quello di Gioia Tauro, non può trovare riscontro in contesto mondiale dove i rigassificatori sono in totale 46 e, in un paese vasto come gli Stati Uniti (si pensi), c’è ne sono soltanto 4 e in Francia solo 1.
Allora perché 15 rigassificatori in Italia? Forse perché l’emergenza e la “penuria” di gas in Italia è stata creata ad arte mediante certa stampa compiacente: probabilmente per favorire gli impianti di liquefazione che l’Eni sta facendo in Nigeria e che quando andranno a regime produrranno tanto gas liquefatto da richiedere “tanti rigassificatori” in Italia.
Se l’impianto venisse costruito, produrrebbe solo qualche decina di posti di lavoro(e non centinaia come dice il Presidente Loiero) e gli abitanti della Piana prenderanno solo i danni e il concreto rischio di incidenti esplosivi, come paventato dallo scienziato e noto divulgatore scientifico, Piero Angela, mentre i benefici e i soldi andrebbero ad ingrassare le già colme tasche delle multinazionali.
Il Governatore della Calabria e i suoi amici (ai quali rinnoviamo l’appello di rivedere le proprie intenzioni) abbiano il coraggio di dire che tale progetto di devastante impatto ambientale, rischia di danneggiare ancora di più la nostra già segnata terra e, aprano un confronto con i cittadini, che dicono di rappresentare, lasciando ad essi la legittima decisione se costruire o no quest’altro ecomostro nella Piana di Gioia Tauro.

Un grazie da Pbc Calabria all'autore dell'articolo per l'interesse e l'attaccamento dimostrato alla sua terra e alla salute dei cittadini.
Da del 18 luglio 2008

Gioia Tauro Nota del movimento politico "Per il Bene comune"
Termovalorizzatore, «dannosissima» la decisione sul raddoppio


Vincenzo Toscano
GIOIA TAURO
Il movimento politico "Per il Bene comune" considera «dannosissima» la decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la legge Regionale di sospensione del raddoppio del termovalorizzatore. Dannosissima soprattutto per le popolazioni residenti a Gioia Tauro e nel comprensorio della Piana.
«Sono ancora incomprensibili – scrive il coordinatore regionale del movimento, Renato Bellofiore – le ragioni che hanno indotto la Consulta a dichiarare incostituzionale la legge regionale che sospendeva il raddoppio dell'inceneritore. Occorrerà attendere le motivazioni per esprimere tecnicamente giudizi, ma sicuramente sin d'ora si può affermare che saranno gravissime le ripercussioni di tale sentenza sul territorio, sulla salute e sull'economia della Piana».
"Per il Bene comune" lancia quindi un appello ai sindaci, alle parti sociali, alla Provincia, alla Regione «e soprattutto alla popolazione» affinché «facciano fronte comune per difendere il valore primario "Salute" dei cittadini, leso dalla decisione del Governo di impugnare la sospensione del raddoppio».
Renato Bellofiore, in conclusione, rinnova una serie di quesiti. «Cosa sarà – domanda – di quella commissione scientifica che nelle intenzioni della Regione Calabria, dei sindaci della Piana e degli attivisti che si sono spesi sul territorio, avrebbe dovuto accertare la compatibilità ambientale e, soprattutto, cosa più importante, come capire quali danni alla salute dell'uomo avrebbe provocato la messa in funzione di una seconda linea dell'nceneritore, congiuntamente agli altri mega impianti (primo mega inceneritore, mega depuratore, centrale turbogas, rigassificatore) già funzionanti o da costruire a breve su un ristrettissimo fazzoletto di territorio pianigiano, considerato fino a qualche tempo fa il "polmone verde" della Piana?».




17 luglio 2008

E' NATO IL VOLANTINO INFORMATIVO NON PERIODICO A CURA DELLA LISTA CIVICA "PER IL BENE COMUNE" COORDINAMENTO REGIONE CALABRIA


Da: www.strill.it

Pbc sul raddoppio del termovalorizzatore
mercoledì 16 luglio 2008


COMUNICATO STAMPA
Per il Bene Comune considera la decisione della Corte costituzionale dannosissima per le popolazioni residenti nella Piana di Gioia Tauro.

Sono ancora incomprensibili le ragioni che hanno indotto la Corte costituzionale a dichiarare incostituzionale la Legge Regionale che sospendeva il raddoppio dell’inceneritore di Gioia Tauro quindi occorrerà attendere le motivazioni per esprimere tecnicamente giudizi ma sicuramente sin d’ora si può affermare che saranno gravissime le ripercussioni di tale sentenza sul territorio, sulla salute e sull’economia della Piana.

Per il Bene Comune lancia un appello ai Sindaci, alle parti sociali, alla Provincia, alla Regione e soprattutto al popolo affinché facciano fronte comune per difendere il valore primario “Salute” dei cittadini leso dalla decisione del precedente governo di impugnare la sospensione del raddoppio.

Cosa sarà di quella Commissione Scientifica che, nelle intenzioni della Regione, dei sindaci della Piana e degli attivisti che si sono spesi nel territorio, avrebbe dovuto accertare la compatibilità ambientale e, soprattutto cosa più importante, capire quali danni alla salute dell’uomo avrebbe provocato la messa in funzione di un secondo inceneritore, congiuntamente agli altri mega impianti ( primo mega inceneritore, mega depuratore, centrale turbogas, rigassificatore) già funzionanti e da costruire a breve su un ristrettissimo fazzoletto di territorio pianigiano considerato fino a qualche tempo fa il polmone verde della Piana?
Coordinamento Regionale PBC

16 luglio 2008

Gazzetta del Sud Martedì 15 Luglio 2008

Ieri mattina la singolare protesta attuata in Prefettura da 22 primi cittadini del comprensorio della Piana

Giù le mani dalle guardie mediche e i sindaci consegnano la fascia
Ceravolo: attenderemo fiduciosi un incontro, viceversa passeremo a forme di lotta più incisive
L'unico movimento politico a dare manforte ai sindaci è stato quello civico nazionale "Per il Bene Comune"

Emanuela Aliberti
Palmi
Un nuovo atto, ieri mattina, nella mobilitazione dei primi cittadini contro la soppressione di guardie mediche (per ora 5) nella Piana.
Una protesta dal significato fortemente simbolico quella che ha visto ben 22 sindaci del comprensorio della Piana di Gioia Tauro consegnare in Prefettura nelle mani del vicario dott. Vincenzo Covato, alla presenza del capo di Gabinetto d.ssa Maria Grazia Nicolò, le proprie fasce tricolori.
Teatro dell'incontro è stato il Palazzo di Governo in piazza Italia a Reggio, letteralmente "invaso" dai primi cittadini che, supportati da numerosi medici di Gm, hanno «posto un segno di protesta che forse non ha precedenti – ha spiegato il presidente della Conferenza dei sindaci dell'ex Asl 10, avv. Rocco Domenico Ceravolo –. Nel tentativo di farci ascoltare e di opporci all'atteggiamento dell'attuale commissario dell'Asp 5, generale Massimo Cetola, vogliamo far notare come la nosra Piana sia bistrattata: da una parte viene negato il diritto alla salute e dall'altra viene garantito l'obbligo ad ammalarsi attraverso l'insediamento di siti ad alto tasso di inquinamento ambientale».
I 22 sindaci (non hanno risposto all'appello Palmi, Cinquefrondi, Candidoni e i Comuni commissariati di Gioia Tauro, Maropati, Seminara e San Pietro di Caridà) contestano al commissario Cetola la volontà di decidere del futuro della Piana senza tenere in considerazione le indicazioni degli amministratori locali e in particolare la decisione di chiudere 5 guardie mediche (Feroleto della Chiesa, Serrata, Anoia, Terranova Sappo Minulio, Melicuccà) senza un minimo di concertazione «che, pure, era stata promessa in una conferenza dei sindaci dal precedente commissario straordinario Renato Caruso – hanno avuto modo di sottolineare i primi cittadini –. C'è il rischio che i sindaci assumano decisioni e proposte e chi di competenza, poi, le disattenda senza nemmeno dare spiegazioni. Si è proceduto alla chiusura delle postazioni in un baleno, senza prevedere la dovuta informazione ai cittadini, i quali sono disorientati e non sanno nemmeno dove rivolgersi, ciò in una stagione in cui si deve far fronte anche all'arrivo di turisti ed emigrati».
Tante le preoccupazioni sottoposte al vicario del prefetto nel corso dell'incontro: la difesa del principio della concertazione, il rispetto del ruolo di primi cittadini ma anche l'assenza della politica regionale e nazionale. «Ogni territorio ha dei punti di riferimento politico – ha sottolineato Ceravolo –, il nostro punto di riferimento è la solitudine. L'unico movimento politico a dare manforte ai sindaci è stato quello civico nazionale "Per il Bene Comune" di cui è rappresentante regionale Renato Bellofiore».
In un recente documento i sindaci avevano già lamentato l'assenza della politica nelle scelte sanitarie, sollevando molte perplessità sulla scelta di «decretare la morte dell'Asl 10 di Palmi» attraverso l'accorpamento, provvedimento che ha contribuito a «devastare in modo irrimediabile il servizio sanitario dell'intero circondario».
L'incontro, definito dal presidente della Conferenza «utile e proficuo», dovrebbe essere il preambolo di un tentativo di dialogo tra sindaci e commissario straordinario. «Al prefetto – sottolinea Domenico Ceravolo –, va tutto il nostro ringraziamento per la sensibilità che sta dimostrando. Attenderemo fiduciosi. Se ogni tentativo si dimostrerà vano sarà necessario passare a forme di lotta più incisive».

Articolo pubbicato su Calabria Ora di martedì 15 luglio 2008

Guardie mediche, sit-in dei sindaci contro i tagli

Manifestazione dei primi cittadini dei Comuni della Piana di Gioia Tauro davanti alla prefettura di Reggio Calabria. A dar manforte ai sindaci alcuni medici, nonché una delegazione del Coordinamento Regionale della Lista Civica Nazionale “Per il Bene Comune”..

GIOIA TAURO Tanto tuonò che piovve. La decisione di ridurre le postazioni di guardia medica nei 33 comuni della Piana di Gioia Tauro, presa dall’Asp reggina, ha portato alla clamorosa protesta, inscenata ieri mattina dalla “Conferenza dei Sindaci” dei suddetti comuni. Riunitisi davanti la Prefettura di Reggio Calabria i Sindaci hanno chiesto e ottenuto un incontro col vicario del Prefetto Musolino, Vincenzo Covato, e il capo di Gabinetto, la dott.ssa Maria Nicolò ai quali sono state consegnate le “fasce tricolori”, in segno di totale dissenso verso la chiusura delle guardie mediche dei Comuni di Anoia, Feroleto, Melicuccà, Serrata e Terranova. Una sorta di “simbolica dimissione in blocco”, che ha visto la presenza di quasi tutti i Comuni della zona, mentre i pochissimi assenti comunicavano in ogni caso il loro totale appoggio all’iniziativa. «La chiusura delle guardie mediche – dichiara Rocco Domenico Ceravolo, presidente della Conferenza dei Sindaci e primo cittadino di Laureana di Borrello- altro non è che la punta di un iceberg. A livello sia Regionale che Nazionale si sta distruggendo il diritto alla salute della Piana di Gioia Tauro, attraverso la demolizione di interi ospedali, l’annullamento dei servizi e lo scempio delle risorse. Da una parte ci impediscono di curarci, e dall’altra portano qualsiasi “bomba ecologica” nel nostro territorio». L’incontro, se da un lato ha rasserenato un po’ gli animi, dall’altro non farà assolutamente abbassare la guardia. «Sono soddisfatto - prosegue Ceravolo- perché siamo stati rassicurati circa la ripresa del dialogo, che avverrà nel giro di una settimana, con il generale Massimo Cetola (Commissario Straordinario dell’Asp, ndr). Se non vedremo comunque nessun risultato, ci saranno altre iniziative, magari ben più clamorose di questa». Il malcontento generale, viene espresso anche dal sindaco di S.Giorgio Morgeto, Salvatore Valerioti, secondo il quale «certe decisioni così delicate devono essere prese di concerto, e non unilateralmente, se davvero si vuole evitare di danneggiare una popolazione che ha sempre più sete di sanità». Un coro tanto rabbioso quanto compatto, da parte di chi non è assolutamente disposto ad accettare gli scenari attuali. «Ci hanno chiuso la guardia medica dalla sera alla mattina» afferma il sindaco di Terranova, Salvatore Foti. A dar manforte ai sindaci alcuni medici, nonché una delegazione del Coordinamento Regionale della Lista Civica Nazionale “Per il Bene Comune”.. All’insegna della profonda amarezza, anche il commento del sindaco di Oppido Mamertina, Giuseppe Rugolo. «Non è tollerabile che i sindaci, su certe tematiche, debbano avere così poca voce in capitolo. Siamo noi a conoscere meglio di tutti il territorio, e se ci dimettessimo davvero, vorrei vedere dove li vanno a trovare 30 commissari straordinari ». È l’ultimo atto di una mattinata davvero intensa, o se preferite di una storia che tutto sembra, tranne che destinata a finire qui.

FERDINANDO IELASI regione@calabriaora.it

Articolo pubbicato su Calabria Ora di martedì 15 luglio 2008

Guardie mediche, sit-in dei sindaci contro i tagli

Manifestazione dei primi cittadini dei Comuni della Piana di Gioia Tauro davanti alla prefettura di Reggio Calabria.A dar manforte ai sindaci alcuni medici, nonché una delegazione del Coordinamento Regionale della Lista Civica Nazionale “Per il Bene Comune”..

GIOIA TAURO Tanto tuonò che piovve. La decisione di ridurre le postazioni di guardia medica nei 33 comuni della Piana di Gioia Tauro, presa dall’Asp reggina, ha portato alla clamorosa protesta, inscenata ieri mattina dalla “Conferenza dei Sindaci” dei suddetti comuni. Riunitisi davanti la Prefettura di Reggio Calabria i Sindaci hanno chiesto e ottenuto un incontro col vicario del Prefetto Musolino, Vincenzo Covato, e il capo di Gabinetto, la dott.ssa Maria Nicolò ai quali sono state consegnate le “fasce tricolori”, in segno di totale dissenso verso la chiusura delle guardie mediche dei Comuni di Anoia, Feroleto, Melicuccà, Serrata e Terranova. Una sorta di “simbolica dimissione in blocco”, che ha visto la presenza di quasi tutti i Comuni della zona, mentre i pochissimi assenti comunicavano in ogni caso il loro totale appoggio all’iniziativa. «La chiusura delle guardie mediche – dichiara Rocco Domenico Ceravolo, presidente della Conferenza dei Sindaci e primo cittadino di Laureana di Borrello- altro non è che la punta di un iceberg. A livello sia Regionale che Nazionale si sta distruggendo il diritto alla salute della Piana di Gioia Tauro, attraverso la demolizione di interi ospedali, l’annullamento dei servizi e lo scempio delle risorse. Da una parte ci impediscono di curarci, e dall’altra portano qualsiasi “bomba ecologica” nel nostro territorio». L’incontro, se da un lato ha rasserenato un po’ gli animi, dall’altro non farà assolutamente abbassare la guardia. «Sono soddisfatto - prosegue Ceravolo- perché siamo stati rassicurati circa la ripresa del dialogo, che avverrà nel giro di una settimana, con il generale Massimo Cetola (Commissario Straordinario dell’Asp, ndr). Se non vedremo comunque nessun risultato, ci saranno altre iniziative, magari ben più clamorose di questa».

Il malcontento generale, viene espresso anche dal sindaco di S.Giorgio Morgeto, Salvatore Valerioti, secondo il quale «certe decisioni così delicate devono essere prese di concerto, e non unilateralmente, se davvero si vuole evitare di danneggiare una popolazione che ha sempre più sete di sanità». Un coro tanto rabbioso quanto compatto, da parte di chi non è assolutamente disposto ad accettare gli scenari attuali. «Ci hanno chiuso la guardia medica dalla sera alla mattina» afferma il sindaco di Terranova, Salvatore Foti. A dar manforte ai sindaci alcuni medici, nonché una delegazione del Coordinamento Regionale della Lista Civica Nazionale “Per il Bene Comune”.. All’insegna della profonda amarezza, anche il commento del sindaco di Oppido Mamertina, Giuseppe Rugolo. «Non è tollerabile che i sindaci, su certe tematiche, debbano avere così poca voce in capitolo. Siamo noi a conoscere meglio di tutti il territorio, e se ci dimettessimo davvero, vorrei vedere dove li vanno a trovare 30 commissari straordinari ». È l’ultimo atto di una mattinata davvero intensa, o se preferite di una storia che tutto sembra, tranne che destinata a finire qui.

FERDINANDO IELASI regione@calabriaora.it

15 luglio 2008

12 luglio 2008

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

La Sanità calabrese che non funziona

La Sanità calabrese è un malato grave. Al suo capezzale si sono avvicendati nel tempo assessori regionali di varia estrazione politica, presto dimenticati perché non hanno lasciato un'impronta memorabile. Diversi anche i Direttori Generali che si sono succeduti alla guida delle ASL senza avervi apportato sussulti di qualità. In media sono durati 12-18 mesi e poi, anche se non hanno operato bene, alcuni sono stati riciclati in altre ASL, per ripetere inefficienze.
A livello locale, nella Piana, oggi viene garantita la routine e, a volte, nemmeno questa.
Gli egoismi localistici e gli interessi dei singoli prevalgono sugli interessi generali della popolazione, che ancora è costretta a spostarsi verso le isole felici delle eccellenze sanitarie.
Si andava meglio quando si andava peggio! Ricordo i vecchi Consigli di Amministrazione degli ospedali. I partiti locali sceglievano i loro rappresentanti, non sempre con un bagaglio etico impeccabile ma questi, poiché dovevano ben figurare di fronte ai loro concittadini, si sforzavano di garantire una certa efficienza, non lesinando farmaci o attrezzature indispensabili. Vennero poi le riforme. Il sistema sanitario doveva essere più equo, capillare, doveva garantire una migliore assistenza per tutti. Si inventarono i manager e le aziende. L'ammalato prese una nuova definizione, si chiamò cliente o utente, con un termine che la dice lunga su quello che sta diventando purtroppo la salute e cioè un mero fatto economico. Si introdussero gli obiettivi e i budget, nonché i DRG, cioè il costo unitario di una patologia. I primari furono selezionati sulla scorta di un rapporto fiduciario con il manager e si capisce come, in questo contesto, la politica, come al solito, prese il sopravvento. Molte cose, dapprima semplici, divennero complesse. L'eccessiva burocratizzazione, le consulenze a fior di migliaia di euro, l'incremento dei costi delle tecnologie hanno portato a deficit di bilancio paurosi. Le prebende e i privilegi si sono moltiplicati. Il risultato, che è sotto gli occhi di tutti, è un peggioramento dei livelli qualitativi, la disumanizzazione della medicina e il senso di solitudine e di scoramento che pervade il malato. E' del tutto evidente che al Centro-Nord la Sanità ha un passo più spedito, le risposte sono rapide ed adeguate, mentre il Sud langue nel suo ritardo che non è solo sanitario ma anche socio-economico. Nella nostra realtà, per essere buoni, è un mezzo disastro. Trent'anni fa c'erano cinque ospedali ben funzionanti, con diverse Unità Operative dirette da primari che facevano bene il loro lavoro anche in carenza di tecnologie avanzate e di super-specializzazioni. Oggi di quella realtà rimane ben poco. In nome dell'economia di spesa si è quasi del tutto disintegrato il poco che funzionava e, in sua vece, sono rimasti ospedali monchi, privi cioè ora di questo ora di quel servizio. La navetta delle analisi o l'ambulanza girano da un ospedale all'altro per l'esecuzione di esami diagnostici ed il malato viene, nel migliore dei casi, sballottato.
La Regione intende costruire quattro nuovi ospedali per chiudere quelli fatiscenti. Non si vorrebbe però che, in attesa del nuovo che è di la da venire, si eliminino quelle piccole realtà ben funzionanti che ancora danno risposte certe.Certo i tempi sono cambiati e bisogna modernizzare. E' indispensabile però aumentare i circa duecento posti letto attuali, adeguandoli al 4 per mille della popolazione. Non è più tollerabile la peregrinazione notturna di malati alla ricerca di un posto letto che, dopo ore, si individua in Sicilia o addirittura a Potenza. Fino ad alcuni anni fa il ricovero in ospedale era frequente e la degenza spesso lunga. Oggi, con l'incremento dei costi e la crisi economica, non si può consentire il ricovero per patologie poco impegnative. Le malattie devono essere affrontate in prima istanza dal medico di famiglia, che funge da filtro nei confronti del ricovero. Non esistono sul nostro territorio strutture intermedie tra la medicina di base e l'ospedale. Bisogna crearle al più presto per dare la possibilità al medico di fiducia di interagire con equipe di specialisti che possono tenere in osservazione il paziente per un tempo adeguato e, solo successivamente, deciderne le dimissioni o il ricovero. L'idea dell'ospedale classico, con molte unità operative di base, non ha più senso. All'ospedale bisogna ricorrere solo per patologie gravi. Tenendo conto dei dati epidemiologici, servono oggi soprattutto reparti di eccellenza per la cardiologia e la cardiochirurgia, per l' oncologia e la traumatologia. L'urgenza, l’emergenza è il problema principale che si vive negli ospedali. Di fronte a malati incidentati, con tumori, con infarto, bisogna provvedere ad un soccorso immediato, apprestando le terapie più valide ed efficaci ed utilizzando la tecnologia più avanzata. Speriamo che le" teste d'uovo" non partoriscano il solito topolino e cioè che non predispongano un Piano Sanitario che riproponga 3 o 4 reparti di eccellenza sul territorio calabrese, nelle quali si fa magari un intervento cardochirurgico alla settimana che significherebbe perdita di capacità operatoria da parte del sanitario. Serve un solo reparto di eccellenza per l'oncologia, la cardiochirurgia, la traumatologia. Tre o quattro sarebbero non solo inutili ma dannosi. Servono primari qualificati per ridare fiducia ai cittadini , creando le condizioni per porre fine all'emigrazione sanitaria. E' necessario che gli ospedali abbiano autonomia gestionale, con un budget prefissato, con un bilancio annuo in pareggio e che garantisca però i servizi. Gli attuali direttori sanitari degli ospedali possono decidere ben poco, dovendo gestire l'emergenza organizzativa con poco personale e tecnologia inadeguata, incidendo assai poco sulla realtà esistente. Perché una struttura privata abbia le carte in regola, serve il cosiddetto accreditamento, cioè l'insieme dei requisiti strutturali, tecnologici, di sicurezza, igiene, impianti, indispensabili ad una buona assistenza sanitaria. Per gli ospedali pubblici non si parla di accreditamento. Ma sarebbe ora che lo si facesse! Molte strutture, come verificato più volte dai Nas nel tempo, sarebbero immediatamente da chiudere. E' tempo che, anche su questo, la politica batta un colpo. Non sono d'accordo sull'ipotesi di reparti di lungo-degenza per anziani, mascherati da centri di riabilitazione, che si tradurrebbero in tristi cronicari, dove la solitudine fiaccherebbe il morale di persone già debilitate nel fisico e nella mente. Sono quindi a favore della medicina a casa del malato, con equipe interagenti con il medico di famiglia e costituite da specialisti, infermieri, assistenti sociali. Solo cosi l'anziano continua a vivere circondato dagli affetti dei familiari ed assistito secondo le sue necessità. Qualche parola va spesa sull' educazione del cittadino. Tutto, subito e gratis sono chimere. Le certificazioni fasulle di redditi bassi per non pagare il ticket, devono essere adeguatamente controllate perché, se ci sono pochi soldi, non si possono poi pretendere servizi. La Sanità richiede un'organizzazione complessa che può funzionare con il contributo di tutti, operatori e cittadini. Il dialogo deve essere la base di un rapporto corretto. Gli operatori devono avere un atteggiamento di accoglienza, ospitalità e comprensione. Il cittadino deve avere rispetto per il ruolo svolto dagli operatori, osservandone tempi ed organizzazione che sono necessariamente diversi nei vari reparti e nelle varie realtà.Le spese regionali per la sanità rappresentano il 75% del bilancio complessivo, di cui il 15% solo per contenzioso legale. Ciò significa che, a fronte di una spesa cospicua, si è fatto ancora poco ed abbiamo tutti il diritto di avere un' assistenza migliore. Fino ad oggi questa ingente massa di denaro non è stata canalizzata nel giusto alveo, ma si è dispersa in mille rivoli. Si deve aggiungere che i cittadini calabresi, secondo un'indagine statistica regionale, sono i più scontenti dell'assistenza sanitaria. 1135 % di loro ha espresso una valutazione negativa. Le colpe delle inefficienze non sono però soltanto dei manager nominati dai politici , ma anche di coloro che li hanno assistiti nella gestione e cioè i direttori sanitari ed amministrativi delle aziende. Spesso per comodità hanno taciuto su decisioni sulle quali non erano d'accordo ma che poi hanno determinato la situazione attuale.Per i modi e i tempi dell'attuale situazione sanitaria calabrese ci vorrebbe una rivoluzione. Le idee ci sono.
Ma le idee camminano sulle spalle degli uomini.
E quelli che devono cambiare il sistema, devono prima cambiare se stessi, il loro modo di pensare e di agire. Per attuare riforme efficaci, bisogna modificare i criteri che governano le scelte. E queste non possono più basarsi sulla lottizzazione e la spartizione del potere, ma sulle reali capacità dei dirigenti e dei funzionari. Finché le vecchie regole della politica autoreferenziale, fine a se stessa, persisteranno, continueremo ad avere una Sanità attaccata alla bombola d'ossigeno e il fiato corto continueranno ad averlo i cittadini e, tra questi, quelli più indifesi.
Dott. Giuseppe Ribuffo (indipendente)
Gioia Tauro RC

11 luglio 2008


Da Reuters - Gio 10 Lug - 20.08

STRASBURGO/ROMA - Il Parlamento europeo ha esortato oggi con una risoluzione le autorità italiane ad astenersi dal raccogliere le impronte digitali dei rom.

La risoluzione ritiene tra l'altro "inammissibile la violazione dei diritti fondamentali dei bambini e la loro criminalizzazione" e "chiede quindi alla Commissione di verificare la compatibilità delle misure italiane con il diritto Ue".

Dopo un acceso dibattito a Strasburgo, il Parlamento ha adottato con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astensioni la risoluzione sostenuta tra gli altri da Pse e Verdi.

PER L’EUROPARLAMENTO E’ UN "ATTO DISCRIMINAZIONE DIRETTA".

Il Parlamento di Strasburgo ha invitato la Commissione "a valutare approfonditamente le misure legislative ed esecutive adottate dal governo italiano per verificarne la compatibilità con i trattati dell'Ue e il diritto dell'Ue".

Secondo la risoluzione, la raccolta delle impronte digitali dei rom "costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica, vietato dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

Più in particolare, i deputati ritengono "inammissibile" che, con l'obiettivo di proteggere i bambini, questi ultimi "vedano i propri diritti fondamentali violati e vengano criminalizzati". Sostengono, invece, che "il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a un'istruzione, ad alloggi e a un'assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione, e di proteggerli dallo sfruttamento".

Il Parlamento europeo ha espresso poi preoccupazione per il fatto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, i prefetti, cui è stata delegata l'autorità dell'esecuzione di tutte le misure, inclusa la raccolta di impronte digitali, "possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi", sulla base di una legge riguardante la protezione civile in caso di "calamità naturali, catastrofi o altri eventi", "che non è adeguata o proporzionata a questo caso specifico".

I deputati si sono detti preoccupati riguardo all'affermazione - contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano - secondo cui la presenza di campi rom attorno alle grandi città costituisce di per sé una grave emergenza sociale, con ripercussioni sull'ordine pubblico e la sicurezza, che giustificano la dichiarazione di uno "stato d'emergenza" per 12 mesi.

Per il Bene Comune Calabria plaude con entusiasmo la suddetta risoluzione del Parlamento europeo che nel sancire finalmente quanto da noi sostenuto e gridato sin dall’inizio della messa in esecuzione di questa misura “inammissibile” e criminalizzante - assunta in violazione dei diritti fondamentali dei bambini - tende a riportare sul giusto binario di democrazia e di rispetto dei diritti umani l’orientamento preso dal governo italiano.

Per il Bene Comune rimane contrario ad ogni forma di discriminazione di carattere razziale, sociale, sessuale o sim.

Il Coordimanento Regionale PBC

10 luglio 2008

Da Gazzetta del Sud del 10 luglio 2008


Gioia Tauro In vista della protesta preannunciata dai sindaci della Piana

Soppressione guardie mediche, si allarga il fronte del dissenso

"Per il Bene Comune" critica il provvedimento dell'Asp

Vincenzo Toscano

GIOIA TAURO

Dopo una riunione in cui si è discussa la problematica della chiusura delle guardie mediche in cinque Comuni della Piana, il movimento politico "Per il Bene Comune regionale" esprime «piena solidarietà ai sindaci della Piana di Gioia Tauro che tenacemente protestano contro il recente provvedimento dell'Asp 5 che ha deciso la chiusura delle guardie mediche di Terranova, Melicuccà, Serrata, Feroleto e Anoia. E si unisce al coro di protesta indetto per la giornata di lunedì 14 alle ore 10 davanti alla Prefettura».

A tal proposito, il coordinatore regionale di Pbc, Renato Bellofiore, fa sapere che una delegazione «sarà al fianco dei sindaci, impegnati in questa condivisa battaglia contro un provvedimento illogico che apporterà insignificanti tagli di spesa tutti a discapito della salute dei cittadini». Il movimento si augura che prevalga il buon senso e il dialogo tra le parti e che il prefetto Massimo Cetola, capo della commissione straordinaria dell'Asp 5 «voglia rivedere e modificare il provvedimento di chiusura delle guardie mediche contestato».

Il segretario regionale del movimento manifesta preoccupazione per il futuro della Sanità nel territorio pianigiano: «La manovra messa in atto dal prefetto Cetola colpisce pesantemente i cittadini dei Comuni citati, già gravati da collegamenti stradali impervi e difficoltosi, e colpirà solo cittadini non in buona salute che nelle guardie mediche riescono a trovare il primo e insostituibile atto concreto di aiuto in caso di necessità. La chiusura delle guardie mediche senza una valida alternativa in quei luoghi minerà notevolmente la salute di cittadini malati e della gente bisognosa di quei luoghi, che già paga lo scotto di abitare in aree depresse tra le più deboli della provincia». Per Bellofiore la decisione presa dell'Asp di Reggio «mortifica, altresì, il ruolo dei sindaci di quei Comuni, responsabili della salute dei loro cittadini, e sferza un pugno alla stomaco alle loro aspettative volte ad impedire un provvedimento non concordato che produrrà impoverimento ulteriore dell'economia del loro territorio e l'allontanamento sempre maggiore di persone giovani dai loro Comuni. Il tutto alla faccia della tanto decantata autonomia degli Enti locali e dei maggiori poteri ai sindaci che, in questo caso, vengono esautorati pure di autorità e prestigio. Una tale decisione, se non riformata, sarà l'ennesimo esempio di una politica sanitaria miope e poco incline ai bisogni dei ceti più deboli».

9 luglio 2008

Lista Civica Nazionale
“PER IL BENE COMUNE”
Coordinamento Regione Calabria



COMUNICATO STAMPA


GIOIA TAURO, 5 LUGLIO 2008
PER IL BENE COMUNE CALABRIA RECEPISCE IN PIENO CONDIVIDENDOLO IN OGNI SUO PUNTO L’APPELLO “STRAPPO ALL'UGUAGLIANZA” PROMOSSO E FIRMATO DA CENTO PROF. ORDINARI DI DIRITTO COSTITUZIONALE E DISCIPLINE EQUIVALENTI CONTRO IL LODO ALFANO E IL DECRETO SOSPENDI PROCESSI IL CUI TESTO INTEGRALE SOTTO VIENE RIPORTATO E TRASCRITTO.

* * *

Cento costituzionalisti in campo contro il lodo-Alfano che sospende i processi delle quattro più alte cariche istituzionali e contro la norma blocca-processi. Il documento è intitolato "In difesa della Costituzione" ed è firmato da ordinari di diritto costituzionale e discipline equivalenti: tra essi gli ex presidenti della Consulta Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Leopoldo Elia. A coordinare la raccolta di firme è stato Alessandro Pace, presidente dell'Associazione italiana costituzionalisti.

I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline equivalenti, vivamente preoccupati per le recenti iniziative legislative intese: 1) a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giugno 2002, con esclusione dei reati puniti con la pena della reclusione superiore a dieci anni; 2) a reintrodurre nel nostro ordinamento l'immunità temporanea per reati comuni commessi dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Presidenti di Camera e Senato anche prima dell'assunzione della carica, già prevista dall'art. 1 comma 2 della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 24 del 2004, premesso che l'art. 1, comma 2 della Costituzione, nell'affermare che "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", esclude che il popolo possa, col suo voto, rendere giudiziariamente immuni i titolari di cariche elettive e che questi, per il solo fatto di ricoprire cariche istituzionali, siano esentati dal doveroso rispetto della Carta costituzionale, rilevano, con riferimento alla legge di conversione del decreto legge n. 92 del 2008, che gli artt. 2 bis e 2 ter introdotti con emendamento a tale decreto, sollevano insuperabili perplessità di legittimità costituzionale perché: a) essendo del tutto estranei alla logica del cosiddetto decreto-sicurezza, difettano dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'art. 77, comma 2 Cost. (Corte cost., sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008); b) violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma 1 Cost., art. 6 Convenzione europea dei diritti dell'uomo); c) pregiudicano l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi, ma solo, e tutt'al più, di prevedere criteri - flessibili - cui gli uffici giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d'udienza; d) la data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e razionale; e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una così generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo sopravvenuti; rilevano, con riferimento al cosiddetto lodo Alfano, che la sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche, viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all'obbligatorietà dell'azione penale, anche e soprattutto l'art. 3, comma 1 Cost., secondo il quale tutti i cittadini "sono eguali davanti alla legge".
Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano la titolarità della carica istituzionale viene assunta non già come fondamento e limite dell'immunità "funzionale", bensì come mero pretesto per sospendere l'ordinario corso della giustizia con riferimento a reati "comuni".
Per ciò che attiene all'analogo art. 1, comma 2 della legge n. 140 del 2003, i sottoscritti rilevano che, nel dichiararne l'incostituzionalità con la citata sentenza n. 24 del 2004, la Corte costituzionale si limitò a constatare che la previsione legislativa in questione difettava di tanti requisiti e condizioni (tra cui la doverosa indicazione del presupposto - e cioè dei reati a cui l'immunità andrebbe applicata - e l'altrettanto doveroso pari trattamento dei ministri e dei parlamentari nell'ipotesi dell'immunità, rispettivamente, del Premier e dei Presidenti delle due Camere), tali da renderla inevitabilmente contrastante con i principi dello Stato di diritto.
Ma ciò la Corte fece senza con ciò pregiudicare la questione di fondo, qui sottolineata, della necessità che qualsiasi forma di prerogativa comportante deroghe al principio di eguale sottoposizione di tutti alla giurisdizione penale debba essere introdotta necessariamente ed esclusivamente con una legge costituzionale.
Infine, date le inesatte notizie diffuse al riguardo, i sottoscritti ritengono opportuno ricordare che l'immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle Costituzioni greca, portoghese, israeliana e francese con riferimento però al solo Presidente della Repubblica, mentre analoga immunità non è prevista per il Presidente del Consiglio e per i Ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto meno nell'ordinamento spagnolo più volte evocato, ma sempre inesattamente.

L'elenco dei firmatari.
Alessandro Pace, Valerio Onida, Leopoldo Elia, Gustavo Zagrebelsky, Enzo Cheli, Gianni Ferrara, Alessandro Pizzorusso, Sergio Bartole, Michele Scudiero, Federico Sorrentino, Franco Bassanini, Franco Modugno, Lorenza Carlassare, Umberto Allegretti, Adele Anzon Demmig, Michela Manetti, Roberto Romboli, Stefano Sicardi, Lorenzo Chieffi, Giuseppe Morbidelli, Cesare Pinelli, Gaetano Azzariti, Mario Dogliani, Enzo Balboni, Alfonso Di Giovine, Mauro Volpi, Stefano Maria Cicconetti, Antonio Ruggeri, Augusto Cerri, Francesco Bilancia, Antonio D'Andrea, Andrea Giorgis, Marco Ruotolo, Andrea Pugiotto, Giuditta Brunelli, Pasquale Costanzo, Alessandro Torre, Silvio Gambino, Marina Calamo Specchia, Ernesto Bettinelli, Gladio Gemma, Roberto Pinardi, Giovanni Di Cosimo, Maria Cristina Grisolia, Antonino Spadaro, Gianmario Demuro, Enrico Grosso, Anna Marzanati, Paolo Carrozza, Giovanni Cocco, Massimo Carli, Renato Balduzzi, Paolo Carnevale, Elisabetta Palici di Suni, Maurizio Pedrazza Gorlero, Guerino D'Ignazio, Vittorio Angiolini, Roberto Toniatti, Alfonso Celotto, Antonio Zorzi Giustiniani, Roberto Borrello, Tania Groppi, Marcello Cecchetti, Antonio Saitta, Marco Olivetti, Carmela Salazar, Elena Malfatti, Ferdinando Pinto, Massimo Siclari, Francesco Rigano, Francesco Rimoli, Mario Fiorillo, Aldo Bardusco, Eduardo Gianfrancesco, Maria Agostina Cabiddu, Gian Candido De Martin, Nicoletta Marzona, Carlo Colapietro, Vincenzo Atripaldi, Margherita Raveraira, Massimo Villone, Riccardo Guastini, Emanuele Rossi, Sergio Lariccia, Angela Musumeci, Giuseppe Volpe, Omar Chessa, Barbara Pezzini, Pietro Ciarlo, Sandro Staiano, Jörg Luther, Agatino Cariola, Nicola Occhiocupo, Carlo Casanato, Maria Paola Viviani Schlein, Carmine Pepe, Filippo Donati, Stefano Merlini, Paolo Caretti, Giovanni Tarli Barbieri, Vincenzo Cocozza, Annamaria Poggi.
(4 luglio 2008)
DA CALABRIA ORA DEL 6 LUGLIO 2008

LISTA "PER IL BENE COMUNE" BELLOFIORE COORDINATORE REGIONALE

GIOIA TAURO Renato Bellofiore è stato confermato coordinatore regionale della lista civica nazionale "Per il bene comune". La nomina del coordinamento regionale è avvenuta al termine del primo congresso regionale tenutosi ieri pomeriggio a Gioia Tauro. Gli altri componenti sono Giuliana Polimeri, Simone Pratticò, Danilo Riotto, Giuseppe Rizzo, Giovanni Laurendi e Francesco Papasergi.
Il coordinatore nella relazione introduttiva ha chiaramente espresso disappunto per la politica «antimeridionalista e del non fare che governa il paese». «Bisogna ripartire dal Mezzogiorno -ha detto Bellofiore - per ricucire il divario tra le regioni e per ora dal governo non si intravedono segnali positivi. Non è presente una cultura del meridionalismo, la Lega Nord per definizione non è interessata ai problemi del Mezzogiorno». «La spinta per affrontare il problema deve venire dalla società civile perché la questione meridionale è un grande problema nazionale» ha concluso il coordinatore regionale.
Tra gli altri sono intervenuti il coordinatore locale di Gioia Tauro Iacopo Rizzo (anch’esso nominato ieri pomeriggio), il Sindaco di Laureana di Borrello Domenico Ceravolo, il Senatore Franco Crinò, Raffaele Nastasi, Giovanni Laurendi, il Senatore Fernando Rossi e la Presidente Nazionate Pbc Monia Benini.
La lista Pbc Per il Bene Comune, che durante le elezioni politiche dello scorso aprile aveva quale candidato a Premier Stefano Montanari, in Calabria ha ottenuto 2234 consensi.
FLAVIA AMATO

3 luglio 2008

Da Gazzetta del Sud del 2 luglio 2008

Gioia Tauro Monito di "Per il bene comune": Tributi comunali, occhio alle richieste fuori tempo massimo.

Francesco Toscano

GIOIA TAURO - "Basta cartelle pazze! Riduciamo le spese di gestione e riscossione dei tributi comunali e torniamo a pagarli nella sede del Palazzo municipale". È un appello che il movimento politico "Per il bene comune" lancia sull'onda delle «continue emissioni di avvisi e ingiunzioni di pagamento di tributi e canoni riferiti addirittura agli anni 1993, 1994 e 1995, che la Gioseta spa con insistenza sta notificando nella sua qualità di concessionaria della riscossione dei ruoli del Comune di Gioia Tauro».Il movimento, che a Gioia ha fissato la sua sede regionale e si accinge a celebrare il primo congresso, attraverso il coordinatore locale Iacopo Rizzo e quello regionale Renato Bellofiore, si fa portavoce «del malessere in cui versano i cittadini gioiesi, esasperati da continue richieste di pagamento di tributi per somme iperboliche e, in quanto prescritte, non più esigibili dall'Ente Comunale. Al riguardo il codice civile è ben chiaro: "ogni diritto si estingue per prescrizione, quando il titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge". E molti cittadini si lamentano che sono state notificate dalla Gioseta cartelle pazze con ingiunzioni di pagamento a titolo canone acqua per il 1993, 1994 e il 1995. Non è moralmente corretto - sostengono Rizzo e Bellofiore - far leva sulla buona fede di molti cittadini, magari anziani, che ignorano le leggi o che nulla sanno dell'istituto della prescrizione che permette di non pagare somme che per oltre 5 anni non sono state richieste». E sottolineano che «laddove le ingiunzioni e gli avvisi di pagamento notificati ai cittadini non siano stati preceduti da alcun atto interruttivo della prescrizione da parte del Comune di Gioia Tauro, la legge è chiara: l'Ente ha perso il diritto di esigerne il pagamento». I due esponenti del movimento "Per il bene comune", rivolgendosi direttamente ai cittadini, così concludono: «Sappiate che se è vero che è nostro dovere pagare le tasse e i tributi locali, altrettanto vero è che occorre soddisfare soltanto le richieste di pagamento valide, mentre quando la richiesta è intempestiva si ha tutto il diritto di opporsi per non pagare».Per quanto riguarda il già annunciato congresso regionale, fissato per sabato 5 luglio, i due coordinatori hanno reso noto che si svolgerà nell'aula consiliare del Palazzo municipale in via Euclide con inizio alle ore 15,30 e avrà quale tema "Riformare e rigenerare il Mezzogiorno per il bene comune e lo sviluppo del Paese". Dopo il saluto ai delegati e l'intervento del coordinatore regionale Renato Bellofiore, chiamato a svolgere la relazione introduttiva, si aprirà il dibattito per raccogliere e registrare il contributo politico che arriverà dai vari delegati del territorio calabrese e dal coordinatore di Gioia Tauro Iacopo Rizzo. Tra le presenze eccellenti che seguiranno i lavori e guideranno il congresso all'elezione del primo coordinamento regionale del movimento "Per il bene comune" che in Italia è rappresentato dal dott. Stefano Montanari, candidato premier alle ultime elezioni politiche, il senatore Fernando Rossi e il presidente nazionale del movimento Monia Benini.