11 gennaio 2009

«Ospedale, ennesimo scippo ai danni di Gioia Tauro»

La Lista Civica Nazionale “Per il Bene Comune” denuncia il trasferimento dal Giovanni XXIII di medici e macchinari.

di Nicola Orso - GIOIA TAURO La Lista Civica “Per il Bene Comune” denuncia «l'ennesimo scippo di macchinari sanitari in funzione presso il Giovanni XXIII di Gioia Tauro, nella fattispecie l'intensificatore di brillanza, ed il tentativo di presa in giro perpetrato ai danni dei cittadini della Piana e dei lavoratori del porto a causa della mancata riapertura del reparto di chirurgia da parte dell'Asp di Reggio Calabria». «Infatti - si legge ina nota a fiorma dei coordinatori Iacopo e Bellofiore – è dall'inizio del mese di novembre 2008 che a causa di un'infiltrazione d'acqua dal tetto sovrastante il reparto di chirurgia, problema segnalato più volte nel corso degli anni, l'Asp di Reggio Calabria decideva di spostarlo temporaneamente da Gioia Tauro a Scilla per un periodo massimo non superiore a 30 giorni necessari per il ripristino. Già la scelta di quest'ultimo presidio ospedaliero, visto e considerato il lungo, impervio e tortuoso tragitto aggravato dai perenni lavori autostradali, su cui far dirottare migliaia di abitanti della Piana ha comportato sino ad oggi non solo innumerevoli disagi ai pazienti malati e ai loro familiari ma sta mettendo a repentaglio la vita di chi di in caso d'incidente o di bisogno di cure immediate è costretto a non poter utilizzare l'Ospedale di Gioia Tauro ed essere trasportato fino a Scilla. Orbene – continuano Iacopo e Bellofiore – quando ormai si aspettava da un giorno all'altro la riapertura di chirurgia al Giovanni XXIII ecco che arriva l'ulteriore beffa. Per il giorno 9 gennaio 2009 l'Asp di Reggio Calabria disponeva lo spostamento dell'intensificatore di brillanza presso altro Ospedale, ossia un importantissimo macchinario sanitario in uso proprio in quel reparto da riattivare ritardandone di fatto la sua riapertura nonché depauperandolo ». Per il Bene Comune nel chiedere la revoca immediata di tali decisioni, «tra le quali si segnala anche il trasferimento di personale medico ed infermieristico di anestesia che di fatto come dagli stessi denunciato comporta il depotenziamento del pronto soccorso rendendolo “un ritardo di soccorso”», denuncia «a futura memoria che tali scelte, privando un vastissimo bacino d'utenza tra cui gli oltre 3.000 lavoratori portuali che esercitano un'attività ad altissimo rischio, lasceranno tra l'altro sguarnito del punto più vicino di pronto intervento chirurgico salvavita il primo porto del Mediterraneo, e quindi di fatto potrebbero agevolare il concretizzarsi di possibili eventi tragici ».