
Gioia Tauro Vicenda "ospedale nuovo"
Cento (Fi): una vergogna E il Pbc promuove una raccolta di firme
GIOIA TAURO
«Pensate che "colpo" ha tentato di fare l'associazione, all'occorrenza formata da Regione Calabria, Provincia e Comune scelto dai suddetti organismi istituzionali, a dispetto della schiacciante maggioranza dei sindaci in rappresentanza di 150.000 abitanti su 170.000, per imporre un'operazione "democratica" che sia d'esempio per tutti i calabresi». Lo afferma l'ex assessore comunale e attuale coordinatore locale di Forza Italia, Michele Cento, scaturite «dall'analisi degli ultimi avvenimenti sulla questione ospedale unico, poi "nuovo", da realizzare nel territorio della Piana di Gioia Tauro».
La scelta di Palmi (operata dalla Regione) proprio non va giù e allora Cento aggiunge: «Hanno "forzato" il territorio della Piana, operando una "annessione" che alla bisogna comprende Bagnara e Scilla. E volete sapere quel che è ancora più strano? Il sindaco di quest'ultima cittadina ha partecipato alla riunione svoltasi a Palmi per affermare che "la crisi sanitaria ha ormai passato i livelli di guardia e difendere il proprio territorio non ha senso". Tradotto, significherebbe che questo primo cittadino, a condizione che nasca il nuovo a Palmi, è pronto a chiudere il suo ospedale. Ma quel che fa più sensazione è "il tifo" da una parte dell'Amministrazione provinciale che ormai nella fascia tirrenica ha delimitato il suo territorio fino a Palmi, per come dimostrano gli atti compiuti dalla giunta e dalle esternazioni di alcuni dei suoi componenti e consiglieri; dall'altra, della Giunta regionale, per la quale Gioia Tauro è una "pattumiera". In conclusione – afferma l'esponente politico azzurro – Loiero e l'associazione costituitasi per punire l'indifesa Gioia Tauro (dove esiste l'unico ospedale moderno con lavori da anni bloccati in cardiologia, utic astanteria e in posizione più che strategica soprattutto per la sicurezza dei lavoratori del porto) possono annettere tutti gli altri territori oltre Scilla, ma non possono liberarsi della centralità di Gioia Tauro. E non regge nemmeno la "gratuità" del terreno che viene offerto alla Regione e che in effetti non è della Provincia e si tenta di sottrarre ad una scuola cui è stato donato per precise finalità. Insomma, quel che sta accadendo è una vergogna».
Intanto da venerdì sera, su iniziativa dei coordinatori regionale e comunale del movimento politico "Per il Bene Comune", Renato Bellofiore e Iacopo Rizzo, è partita la raccolta delle firme che avrà quali destinatari, tra gli altri, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, i presidenti dei due rami del Parlamento.
«Dividere invece di unire la sanità nella Piana di Gioia Tauro comporterà avere macchinari e personale sparso tra i due mezzi ospedali di Polistena e Palmi – scrive il Pbc – con immaginabili disagi e pericoli per i malati e, soprattutto, per coloro che necessitano di misure di chirurgia d'urgenza e lascerà la sanità della Piana nelle medesime condizioni in cui si trova oggi, dove gli attuali cinque ospedali dovrebbero essere tutti chiusi, nessuno escluso, perché definiti dagli ispettori del Ministero, nella relazione presentata dall'ex ministro Turco al presidente della commissione Sanità del Senato nel dicembre 2007, strutture a volte fatiscenti, con irrilevante capacità ricettiva e difficili collegamenti con la viabilità principale. Noi riteniamo che di altre strutture ospedaliere come quelle già esistenti, che non facciano fare alla sanità della Piana quel salto di qualità di cui necessita per non morire, i cittadini non ne abbiano bisogno e soprattutto non ne vogliono più sentir parlare. Ed è per questo che abbiamo iniziato, partendo da Gioia Tauro, una campagna di sensibilizzazione e informazione capillare da attuarsi tramite varie fasi e varie attività, prima su tutte una raccolta di firme "Pro ospedale unico e contro tutti i campanilismi locali" le cui prime migliaia di firme saranno consegnate all'attenzione delle massime cariche politiche della Regione, al fine di farle riflettere sulla vera volontà del popolo, in occasione della prossima riunione del Consiglio».