5 maggio 2009

Ospedale, Chirurgia senza medici Pbc riparla di rischio chiusura «Cittadini e lavoratori del porto non possono essere privati di un servizio salvavita


Gioia Tauro Nuovo esposto inviato dai coordinatori di "Per il bene comune" Bellofiore e Rizzo
Da Gazzetta del Sud del 5.5.09 di Vincenzo Toscano
GIOIA TAURO
Un nuovo allarme viene lanciato sull'ospedale "Giovanni XXIII" da parte di Renato Bellofiore e Iacopo Rizzo del Movimento Politico nazionale "Per il Bene Comune", secondo i quali per Chirurgia «la chiusura è dietro l'angolo e i cittadini della Piana e i lavoratori del porto più grande del Mediterraneo, che svolgono quotidianamente lavori a rischio rilevante di incidenti, assolutamente non possono essere privati di un servizio salvavita così importante e nel sito ad essi più vicino e rapidamente raggiungibile».
E in un esposto che è stato inviato a tutti gli organismi competenti, a cominciare dal direttore sanitario dell'Asp 5 Rupeni, prefetto , presidente della giunta regionale, Procure di Palmi e Reggio, chiedono «l'immediato ripristino dell'organico di medici e chirurghi necessario per garantire il servizio di assistenza sanitaria in emergenza urgenza h. 24 nella Piana e nel porto di Gioia Tauro garantito dal reparto di chirurgia e, inoltre, il corretto funzionamento di tutti i reparti del "Giovanni XXIII" ad esso correlati».
«Constatiamo con inquietudine e preoccupazione – scrivono nell'esposto i due coordinatori del Pbc – che nonostante i vertici dell'Asp 5 abbiano dichiarato che l'ospedale di Gioia Tauro va potenziato, la realtà è completamente diversa al punto che attualmente per assenza di chirurghi il reparto, e con esso l'intera struttura ospedaliera, rischia a breve la chiusura. Qualcuno ci dovrebbe spiegare come si concilia un potenziamento con una riduzione drastica dei chirurghi che da 9 o più unità effettive ha portato oggi, dopo la riapertura del 31 marzo, a solo 3 chirurghi costretti a svolgere l'intera attività, con turni doppi e senza possibilità di prendere alcun permesso. Siamo di fronte ad una gestione pericolosissima della sanità perché cosi facendo si costringono i chirurghi a lavorare in condizioni proibitive, con sovraccarichi di lavoro e senza nessun presupposto per poter lavorare in maniera serena. Situazione talmente estrema che potrebbe portare gli stessi medici superstiti del reparto decimato a rifiutarsi di intervenire perché non ci sono i presupposti per erogare il servizio in condizioni idonee. E mentre la richiesta aumenta e tutti gli interventi già programmati per questa settimana rischiano di essere rinviati a data da stabilirsi non si capisce come sia possibile che si trasferiscano chirurghi senza sostituirli, non si rinnovino contratti o che semplicemente non si rinnovino ordini di servizio».
«Forse – aggiungono gli esponenti del Pbc – l'unica vera logica che si coglie in questo indirizzo politico sanitario è quella che prima di ogni altra cosa si vuole continuare a salvaguardare tutti i vari orticelli e non ci si preoccupa minimamente dei rischi a cui si espongono i cittadini» e quindi passano a qualche interrogativo: «Ma è possibile che non ci siano più medici chirurghi? Sono spariti tutti? Ma quelli in organico nell'ospedale di Gioia Tauro e nella Piana sono tutti impiegati dove c'è più necessità? Perché il dubbio che potrebbe venire è che siano impiegati strategicamente per giustificare il mantenimento in vita dei diversi orticelli svolgendo altrove interventi di piccola chirurgia ambulatoriale mentre potrebbero e dovrebbero salvare vite umane. Se così fosse alla prima tragedia dovuta a questo disservizio, sempre più annunciata, gli eventuali responsabili ne dovranno rispondere direttamente perché si potrebbe di fatto configurare un'interruzione di pubblico servizio. Restiamo comunque disorientati e preoccupati perché al contrario delle parole, di fatto le uniche decisioni che vengono assunte sembrano preludere ad un'imminente chiusura del reparto di chirurgia e conseguentemente dell'intero Ospedale di Gioia Tauro. I cittadini della Piana e i lavoratori del porto a fortissimo rischio di incidenti – concludono Bellofiore e Rizzo –, non possono essere privati di un servizio salvavita nel sito ad essi più vicino e rapidamente raggiungibile».
E in una breve dichiarazione a margine dell'esposto, Bellofiore ribadisce che «la sanità commissariale reggina ha riaperto la chirurgia ma, nel contempo, l'ha immediatamente "presa in ostaggio". Perché non ha provveduto a far rientrare, vai a capire perché, il personale medico e non può esplicitare i suoi doveri d'istituto».