
GIOIA TAURO - I responsabili del Pbc (Per il Bene Comune) Giuseppe Rizzo, Jacopo Rizzo e Renato Bellofiore, dopo aver dato vita al Comitato contro il raddoppio del termovalorizzatore, al Comitato a favore dell'ospedale unico nella Piana, adesso triplicano la loro attività dando vita ad un terzo comitato: quello del “No al rigassificatore di Gioia Tauro”. Un Comitato con tanto di sede e numero di telefono. Insomma specialisti, i tre del Pbc, di comitati civici per la difesa dei cittadini. Del resto la lista politica Pbcche ha partecipato all'ultima campagna elettorale per le politiche del 2008, punta proprio a costituire movimenti civici che agiscano sui territori su temi sensibili. Instancabili quindi. Questa ultima creazione punta all'opposizione alla realizzazione del mega rigassificatore di Gioia Tauro che «oltre al rischio esplosione per i cittadini ed a mettere a rischio l'attività di transhipment nel porto – secondo il neo comitato - produrrà un danno inestimabile all'ecosistema marino, al patrimonio naturalistico ambientale calabrese,al nostro mare e al turismo». La Costa Viola, decantata per le sue bellezze da Platone, che ospita la colonia di corallo nero più grande del mondo, sensibile alle temperature e ai mutamenti ambientali, tanto da essere considerata specie protetta oltre che incantesimo naturale che il tempo ha gelosamente custodito lungo i secoli nelle acque del mare, tra i 50 e i 110 mt di profondità «rischia – secondo il Pbc - oggi di venire annientato in pochissimo tempo con la realizzazione di un mega rigassificatore unico al mondo dalla capacità di 12-16 miliardi di mc di gas. Infatti - spiegano Giuseppe Rizzo, Jacopo Rizzo e Renato Bellofiore - il gas arriverà a Gioia Tauro con le metaniere in forma liquida ad una temperatura di -163° centigradi e nelle operazioni di rigassificazione verrà portato alla temperatura di 9°centigradi. Il tutto avverrà prelevando l'acqua del mare alla quale verrà sottratta un'enorme quantità di energia calorica prima di essere restituita alle nostre coste più bassa di 7° e addittivata con ipoclorito di sodio (ossia:candeggina). Nello studio d'impatto ambientale di parte, presentato dalla società Lng - dichiarano i componenenti del neonato comitato per il no al rigassificatore - manca qualsiasi riferimento ad un'analisi dello stato di salute del nostro mare, o meglio prendono in considerazione i dati di uno studio del ministero dell’Ambiente del 1996-99 come se negli ultimi dieci anni non fosse cambiato nulla. Allo stato dei fatti manca uno studio serio, neutrale e pubblico sulle conseguenze di quest'ultima attività con l'ecosistemamarino e anche ulla possibilità di arrecare danno al “corallo nero” o di dare il colpo di grazie all'attività dei pescatori delle nostre coste. Nello studio di parte presentato dalla Lng ci si limita solamente ad affermare che le quantità di ipoclorito di sodio che verranno riversate nelle nostre acque saranno nei limiti consentiti dalla legge come se fissare un limite possa evitare ad un veleno di essere tale. Queste sostanze che saranno riversate in mare anche se nei limiti di legge inquineranno e l'inquinamento è dannoso per la salute e l'ecosistema. Come possiamo credere che il turismo non subirà alcuna conseguenza? Chi si bagnerà nelle nostre acque sempre più inquinate e sempre più redde? E quanti posti di lavoro si perderanno - si chiedono i componenti del comitato - a fronte delle 80 persone impiegate nel rigassificatore? Vogliono costruire un ecomostro, di nome e di fatto. La fila dei questuanti per avere prebende, ogni giorno s'infittisce. A parte due sindaci della Piana nessun politico di rilievo si è interessatodelle conseguenze sul territorio e dei pericoli incombenti sulle popolazioni ».